Zuppa di piselli: un poeta in cucina.
Zuppa di piselli
Un’ecatombe,
un’aruspicina di baccelli…
Solo così comprendiamo
i nostri dei della cucina
ierofanti domestici,
che squartano ogni verde vittima
con un netto colpo di pollice,
viscere che cascano
(come altrettanti, grassi punti di sospensione)
dentro una padella fonda.
Il nostro libro di ricette
è il libro del destino,
da interpretare con saggezza
e con un po’ di fantasia.
Lo scintillante aspetto di porcellana
di un osso di prosciutto,
il grasso come ghiaccio fluttuante
che asporti con un cucchiaio
dal brodo tremolante
un’ectoplasma di sale
e un limone sussultante
devono essere opportunamente notati.
Gli dei non si ingannano!
Ci è richiesto
di assecondare i loro mutevoli giochi
prima di far salpare
il nostro ricco carico domestico
su queste fiamme azzurre e tempestose.

Pea soup
A hecatomb;
haruspication of pods…
It is thus that we understand
our kitchen gods –
workaday hierophants,
opening each green victim
with a neat jab of the thumb,
cascading entrails
(like so many plump suspension-dots)
into a deep pan.
Our recipe book
is the Book of Fate,
to be interpreted wisely
and with some imagination.
The shiny china look
of a raw hambone,
the floe of fat
you scrape with a tablespoon
from quivering stock,
one moment’s ghost of salt
and a wincing lemon
must all be rightly noted.
The gods are not mocked!
We are expected
to follow their fickle games,
before launching
our rich domestic cargo
upon those blue, blustering flame
Christopher Reid e la sua zuppa poetica
Questa poesia di Christopher Reid https://literature.britishcouncil.org/writer/christopher-reid è una riflessione sul ruolo del poeta. Reid è stato il massimo esponente della Martian School, corrente poetica attiva negli anni ’80 in Inghilterra. I poeti ‘Marziani’ sono caratterizzati da un uso creativo e imprevedibile del linguaggio, da un ricorso alla similitudine insolita, all’accostamento ardito allo scopo di restituire dignità e spessore poetico all’esperienza quotidiana.
La polemica si rivolge verso quei poeti colloquiali e dimessi, o intimistico-confessionali, o artificiosamente
‘popolari’ che andavano per la maggiore nei due decenni precedenti. Nella poesia Pea soup, il poeta cuoco è visto come un aiutante di cucina «ierofante domestico» di aruspici che gli concedono il dono di leggere in quel libro del destino che si cela in ogni libro di ricette. Da parte sua, il poeta deve saper trattare e trasformare i cibi greggi aggiungendo gli ingredienti che gli sono propri e che lo rendono degno di tale incarico superumano: l’immaginazione, un fine gusto per i dettagli, un’abilità nel dosare e bilanciare le spezie. Solo così la poesia-cibo («ricco carico domestico») può felicemente salpare nelle fiamme descritte come tempestosi flutti per il suo ultimo viaggio-cottura (un’allusione alla morte?).
Il lavoro del cuoco e quello del poeta si identificano (vedi il paragone del verso 9 tra i piselli-viscere da interpretare e i puntini di sospensione) e la polemica di Reid si rivolge, pur senza nominarli, verso i poeti che trascurano le idee e gli elementi fondamentali del fare poesia: la fantasia, l’abilità tecnica, l’originalità di pensiero.
E, last but not least, la ricetta classica della zuppa di piselli americana: https://whatscookingamerica.net/Soup/Split-Pea-Soup.htm oltre a tutta una serie di varianti British: https://www.tasteofhome.com/recipes/dishes-beverages/soups/vegetable-soups/pea-soups/
Fonte: “La parola nutriente” di Andrea Sirotti.
Foto: web.