Un invito a pranzo a casa di Virginia Woolf
Un invito a pranzo a casa di Virginia Woolf: a chi non sarebbe piaciuto? «Ho una sola passione nella vita – cucinare». Lo scrive lei stessa in una lettera a Vita Sackville-West. Una passione che la scrittrice condivide con molte donne dell’epoca la cui attività principale era la cura della casa e della famiglia, donne a cui non era quasi mai permesso coltivare interessi di tipo intellettuale.

Nel 1927, Virginia Woolf in una lettera a Nelly C. (la sua cuoca) solleva un interrogativo importante riguardo il cibo e la letteratura. “Perché la letteratura non tratta mai di roba da mangiare? Eppure ci si pensa sempre! Si potrebbe dar vita a una nuova scuola, con aggettivi ed epiteti nuovi, che daranno emozioni belle e strane, assolutamente inedite”. In Virginia il cibo è metafora della vita: “Una bella cena è importante per una buona conversazione. Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene”. Poche settimane prima di suicidarsi la scrittrice annota riflessioni legate al cibo, improvvisamente diventato un nemico. Sente che la malattia mentale sta tornando ad affliggerla prepotentemente. Questa volta le parole non la salveranno.
La scrittrice inglese scrive spesso di cibo. In “Una stanza tutta per sé”: “ E’ curioso come gli scrittori tendano a farci credere che i pranzi siano invariabilmente memorabili per qualcosa di molto spiritoso che vi si é detto o per qualcosa di molto saggio che vi é accaduto. Ma raramente essi dedicano qualche parola al racconto di ciò che nel corso di quei pranzi si é mangiato. Fa parte della convenzione narrativa non nominare minestra, salmone, e carne d’anatra, come se minestra, salmone e carne d’anitra non avessero la benché minima importanza, come se nessuno mai fumasse un sigaro o bevesse un bicchiere di vino”. Rende il mangiare degno di essere considerato argomento letterario descrivendo se stessa con allegorie legate al cibo: si immagina di stare in un acino d’uva, di vivere come un insetto in un biscotto, di sentirsi molle come un pezzo di maccherone.
Chi ha paura di un invito a casa di Virginia Woolf? Una donna complicata, misteriosa, segnata. Una scrittrice complessa, a tratti difficile, che aveva la passione per la cioccolata densa, in cui intingere i biscotti. Cioccolata che appare moltissimo nei suoi scritti, quasi come un rituale, la tazza di cioccolata calda bevuta ogni sera prima di andare a dormire.
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