Cucino, con amore e per amore.
“Cucino per te. Voglio farti felice”. Quando il cucinare è un atto d’amore… Beh, allora la creatività supera ogni limite e il risultato non può che essere straordinario. STRA-ORDINARIO. Tanto straordinario da trascendere l’esecuzione meccanica della ricetta e trasportare il commensale in una dimensione che oltrepassa il quotidiano.
Come nel romanzo Oltre il padre di Mimosa da Vinci, in cui un genitore scopre di essere malato di una malattia dal movimento lento ma inesorabile, che solo la morte fermerà. Deve trovare una soluzione per il futuro del suo unico figlio, disabile fisico. Chi si occuperà di lui DOPO? Non certo la madre, che non lo ha mai veramente accettato. Ignaro delle angosce paterne, un giorno il giovane diviene oggetto delle attenzioni di un altro uomo: il cuoco del ristorante sotto casa sua. Pur rimanendone in un primo momento sorpreso, ne è in qualche modo lusingato. Così, tra un piatto di bucatini e un risotto allo zafferano, tra i due nasce una storia. “Io cucino per te perché tu, per me, ci sei”. L”invisibile” che trascorreva le sue giornate solo in casa, seduto sulla sedia a rotelle, ora appare. Non mangia, si nutre. Di emozioni.
In una Milano tutta da bere (come si diceva negli anni Ottanta) e da mangiare, si sviluppano le vicende del protagonista e dei personaggi secondari, intenti ad arrabattarsi in una quotidianità dominata da istinti, passioni e brame. Dove è sempre presente qualcuno che sa come cucinare e perché. Una madre, una moglie, una suora, un cuoco. Ognuno alla propria maniera, ognuno con la propria motivazione.
Nella diversità delle ricette proposte sbocciano sentimenti prima soffocati; si tratteggiano schizzi di anime nel bel mezzo dei loro personali naufragi, aggrappate a speranze e illusioni. Raccontate dalla voce roca di un vecchio barbone di nome Jesús.
Immagine di copertina: Rebecca Ruetten. www.rebeccaruetten.com di cui abbiamo già parlato qui