Guarda il calor del sole che si fa vino.

“Guarda il calor del sole che si fa vino”. Così cantava Dante nel canto XXV del Purgatorio. Chissà che questo verso non abbia ispirato l’autore dei tarocchi Food Fortunes quando ha disegnato la carta, magari con l’aiuto di un buon bicchiere di Chianti o di Sassicaia https://www.informacibo.it/sassicaia-storia-vino-italiano/ .
La stagione della vendemmia è sfumata, l’aria mattutina si fa frizzante e un calice di rosso con le caldarroste è perfetto all’ora del tramonto, mentre si guarda il calor del sole che si fa vino.
Ma come si fa a riconoscere un buon vino? Beh… Prima di tutto col naso. Prima di assaggiare, è bene annusare ciò che abbiamo nel bicchiere. Avviciniamo il bicchiere al naso e inspiriamo. Gli odori del vino sono di varia natura, la loro classificazione viene fatta per associazione con odori naturali come i fiori, i frutti, le erbe. Ruotiamo lentamente il bicchiere su se stesso in modo da sprigionare le sostanze odorose del vino. Il suo profumo può essere associato a della frutta fresca o secca, alle spezie, o addirittura quello del cuoio, del gesso o del legno.
Dopo averlo odorato, lo assaggiamo. Quando si degusta il vino, si deve sorseggiare una piccola quantità alla volta, trattenendola in bocca qualche secondo. Per poter degustare il vino in maniera corretta, si deve cercare di notare il sapore iniziale, intermedio e finale. Un po’ come per i profumi con le note di testa, di cuore e di fondo.
A questo punto non ci rimane che abbinare il vino al cibo. Cosa meno difficile di quanto possa sembrare se si seguono poche semplici regolette.
- Piatti speziati: vini con residuo zuccherino.
- Dolci: vino altrettanto dolce.
- Cibi grassi: vini con acidità e tannino.
- Pesce: vino bianco o rosso delicato.
- Carni bianche: vini bianchi.
- Piatto acido (es.: pasta al pomodoro o pollo al limone): vino con acidità.
- Vini rosati: ottimi con pesce grasso, carne bianca, salumi, paste e risotti.
A questo punto non mi resta che augurarvi buone bevute!