Less is more: dalla scrittura alla cucina.
Less is more è l’American mantra preferito nei corsi di scrittura creativa. “Non diventerai mai un vero scrittore se non togli il superfluo. Troppi aggetti, troppi avverbi… Perché utilizzare una parola di dieci lettere quando basta un sinonimo di cinque?” E noi lì a pesare sillabe, affettare paradossi, frullare metafore. Sudati e anche un po’ frustrati.

Pare che il principio del miglioramento per sottrazione sia stato un parto della mente del poeta inglese Robert Browning https://www.britannica.com/biography/Robert-Browning, mentre a renderlo famoso fu l’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe https://www.elledecor.com/it/people/a25138415/mies-van-der-rohe-opere/, vate del minimalismo formale.
E allora: minimalismo sia! Noi piccoli aspiranti gastroscrittori (o scrittogastronomi), dopo esserci inchinati davanti a cotanta saggezza, pragmaticamente traghettiamo la teoria nel nostro “qui e ora” e ne facciamo buon uso o, almeno, ci proviamo. Magari aiutati da un’eterea fanciulla giapponese di nome Marie Kondo che con il “less is more” si è creata una professione molto, ma molto, redditizia.
Questo angelo del focolare infatti, applicando la filosofia zen che considera il riordino degli spazi fisici un vero e proprio rito utile ad accrescere l’autostima, a “pulire” la mente, a diminuire l’attaccamento, a rinunciare agli acquisti inutili e, in ultima analisi, a valorizzare le cose preziose, aiuta le persone a mettere ordine nella propria casa.
Parola chiave: riordino.
Per quanto riguarda la cucina, Marie Kondo elargisce consigli preziosi, oltre che di persona, anche nel suo libro Il magico potere del riordino.
Secondo lei, una cucina ordinata deve innanzitutto essere ben pulita. (Come non essere d’accordo?) Per facilitare le operazioni di pulizia è fondamentale tenere meno oggetti possibile sui piani della cucina, solo quelli usati più spesso. Tutto il resto degli oggetti va posizionato all’interno dei pensili o su ripiani e/o cassetti in modo razionale, cioè raggruppati a seconda dell’utilizzo. (E anche qui non fa una piega.)
Veniamo ora alle stoviglie: come peraltro raccomanda anche il feng shui, gettiamo tutto ciò che è sbeccato, incrinato, scompagnato e preferiamo le nostre stoviglie più belle senza mai dimenticare di mettere sulla tavola una tovaglia (meraviglia delle meraviglie!).
Per finire un consiglio sul lavaggio dei piatti.
“Io asciugo anche piatti, scolapasta e taglieri sul balcone. Il sole è un ottimo disinfettante e la mia cucina ha sempre un aspetto ordinato perché non ho bisogno di adoperare uno scolapiatti. In effetti, non lo possiedo nemmeno. Metto tutti i piatti che lavo in un colapasta dentro una ciotola e li faccio asciugare sul balcone. E’ sufficiente lavarli la mattina e lasciarli sul balcone”.
E qui un dubbio mi attanaglia, ma preferisco tenerlo per me.