Il titolo, la pizza e il divorzio.
Il titolo
Quando entriamo in libreria e ci aggiriamo tra migliaia di volumi alla ricerca del “nostro”, il titolo è la prima cosa che cattura la nostra attenzione. Guardiamo il libro, lo tocchiamo, lo sfogliamo.
Come si intuisce, il titolo è una specie di pusher: ci adesca; ci mostra un po’ di “roba”; ci induce a credere che sia buona. Insomma: ci fa sognare.
E, per attirarci nella sua rete, deve per forza essere efficace. Un ottimo titolo, infatti, è costruito su figure retoriche forti come ossimori, contrapposizioni, paradossi, ecc. Ora, per semplificare, possiamo suddividere i titoli in due categorie: riassuntivi ed evocativi. I primi hanno un carattere tematico; i secondi, misterioso. Un esempio di titolo riassuntivo: On photography (Sulla fotografia) di Susan Sontag. Un esempio di titolo evocativo: Casalinghitudine di Clara Sereni.
Leggi anche (se ti va) un libro a cui Clara Sereni si è in qualche modo ispirata. https://ladispensadellestorie.com/2019/05/12/il-libro-di-cucina-di-alice-b-toklas/
Casalinghitudine

Il romanzo uscì nel 1987 per i tipi di Einaudi. A Natalia Ginzburg (di cui ho già scritto qui https://ladispensadellestorie.com/2019/05/17/lessico-famigliare-lessico-culinario-natalia-ginzburg-condivide-con-noi-frammenti-della-sua-infanzia-percorrendo-le-strade-del-ricordo-attraverso-parole-espressioni-e-abitudini-della-sua-famiglia/ ), che all’epoca aveva un ruolo in questa casa editrice, il titolo non piaceva per niente. Avrebbe voluto cambiarlo, ma per fortuna ci ripensò.
Il libro ebbe successo e il neologismo casalinghitudine entrò ufficialmente a far parte del vocabolario della lingua italiana.
Si tratta di un romanzo infarcito di ricette di cucina (dagli antipasti ai dolci, alle conserve) alternate a ricordi personali, fatti storici, amori e amicizie che, uniti insieme, ci restituiscono un ritratto unico e originale dell’Italia della generazione dell’autrice (1946-2018) senza mai cadere nella retorica o nella banalità.
Ogni piatto evoca un ricordo: gli gnocchi di semolino sono legati all’infanzia; la pasta e fagioli rappresenta il Sessantotto; le pizze alle melanzane, cipolle e verdure raccontano la lunga attesa dei risultati del referendum sul divorzio del 1974.
La sobria nottata post elettorale, ancora priva delle proiezioni e delle altre amenità a cui siamo abituati, venne allietata dalle semplici pizze preparate da Clara a seggi ancora aperti e mangiate in casa insieme agli amici e ai compagni di politica (Clara Sereni era figlia di un dirigente del PCI).
“Nel ’74, per il divorzio, c’erano tutti i miei amici di anni, lo champagne per brindare, gli abbracci di Enrico erano ancora un rinvio ma i grandi rivolgimenti erano lì, a portata di mano”.
PIZZA CON LE CIPOLLE
Cosa serve
1/2 chilo di pasta lievitata
2 grosse cipolle
1 etto di mortadella
2 etti di caciotta toscana
olio e sale
Come si fa
Stendere la pasta, sistemarla in una teglia ben unta, disporre in ordine il formaggio grattugiato, la mortadella tagliata in fette sottilissime, la cipolla tritata finemente, una buona presa di sale. Infornare a 220 gradi per venti minuti.
Buon appetito, compagni!
Clara Sereni sulla scrittura e sullo scrivere. http://www.raiscuola.rai.it/articoli-programma-puntate/clara-sereni-scrivere-%C3%A8-un-patimento/473/default.aspx